Staffette per Shengal – I report (gennaio 2024)

Report della prima Staffetta composta da un medico una dottoressa (Gennaio 2024)

Io e la dottoressa Ernesta abbiamo svolto la nostra attività nella regione di Shengal ed in particolare presso l’ospedale di Khanasur, principalmente attraverso attività ambulatoriali.

Durante questo periodo ho effettuato circa 350 visite ambulatoriali, altrettante visite sono state effettuate dalla mia collega Ernesta, con 10 interventi di chirurgia minore (in anestesia locale) di cui 5 in urgenza (una ferita d’arma da fuoco, 3 drenaggi di ascesso e una ferita accidentale lacera alla palpebra) e cinque programmati (lipomi e lesioni cutanee).

L’attività di consulenza ambulatoriale è stata svolta sia all’interno del presidio di Khanasur che all’esterno in diversi villaggi vicini (in ambulatori improvvisati o in ambulanza utilizzata come clinica mobile).La clinica mobile vera e propria non era ancora pronta, ma abbiamo potuto esaminarla e si può dire che è quasi pronta per l’utilizzo (un furgone attrezzato con lettino visite, scrivania e armadi per farmaci e presidi).

La presenza e disponibilità di un ecografo ci ha consentito di eseguire qualche ecografia anche se manca l’apparecchio di stampa fotografica.I farmaci da noi prescritti vengono offerti gratuitamente ai pazienti dalla farmacia ospedaliera così come le prestazioni chirurgiche. A pagamento invece vengono erogate le radiografie, riportate con immagini su cellulare, ad un prezzo di pochi euro.

Nell’ultimo periodo siamo riusciti ad individuare ed allestire una piccola sala operatoria per la chirurgia minore (piccoli interventi in anestesia locale). Nelle intenzioni della direzione dell’ospedale, si vorrebbe allestire una sala operatoria vera e propria anche se andranno valutati con attenzione i costi di un tale progetto in termini di attrezzature e personale.

Fin dall’inizio, io ed Ernesta, abbiamo dato la nostra disponibilità a lavorare a tempo pieno visto il periodo piuttosto breve (un mese) della nostra permanenza, ma l’ospedale risultava operativo solo al mattino (dalle 8,30 alle 13) a causa della limitatezza delle risorse per pagare il personale che, infatti, in gran parte opera a titolo volontario-non retribuito.

I co-direttori dell’ospedale hanno messo a disposizione due interpreti, di cui solo uno strutturato, mentre il secondo era un infermiere con scarse conoscenze della lingua inglese e che si alternava, a seconda delle necessità, con un altro collega. Ulteriore punto critico è stata l’incostanza del collegamento a internet che a noi operatori costituiva un fatto di primaria importanza in quanto, non solo ci forniva un valido aiuto nelle traduzioni (inglese, arabo, curdo) laddove l’interprete falliva, ma, anche, per ottenere consulti e scambio di immagini con specialisti di nostra conoscenza in Italia. Ultimo fattore di criticità è la mancata possibilità di eseguire alcuni esami laboratoristici di base per una pur approssimativa diagnosi: sodio, potassio, calcio, transaminasi, amilasi, azotemia e creatinina.

Una gran parte dei pazienti (circa il 40%) erano rappresentati da bambini, anche di poche settimane, il che rende l’esperienza medica in campo pediatrico prioritaria rispetto al resto. Le principali patologie affrontate spesso erano banali (dolori articolari, litiasi renali croniche, mal di gola, dolori gastrici e colici imprecisati, malattie esantematiche, coliche gassose) oppure patologie in nessun modo curabili (idrocefali infantili derivati in ritardo, iposomatismi che necessitavano di approfondite analisi endocrinologiche, malattie genetiche congenite, etc.).

A parte ciò la presenza di medici “stranieri” ha suscitato entusiasmo e speranze (mal riposte) che tuttavia ha, a mio avviso, giocato un ruolo positivo anche dal punto di vista psicologico per una popolazione che si è spesso sentita abbandonata da tutti.

Il medico, specie se straniero, è spesso visto come un taumaturgo che attraverso una pillola magica (o meglio ancora una iniezione intramuscolare o venosa) è in grado di risolvere qualunque problema, ragione per cui molti non ritengono opportuno essere visitati, tantomeno senza vestiti, ma allo stesso tempo non abbandonano lo studio medico senza uno o due farmaci qualunque essi siano..

In ultimo una considerazione personale. Tutte le persone che abbiamo incontrato e che ci hanno accompagnato sono state estremamente gentili e premurose nei nostri confronti cercando di soddisfare tutte le nostre esigenze sia personali che lavorative. Traspare dai volti di queste persone un dolore assopito e mai del tutto rivelato per quante terribili vicende hanno vissuto (chi ha visto uccidere la famiglia, chi ha subito violenza, chi ha vissuto intensi mesi di guerra assistendo alla morte di molti compagni) e tuttavia la voglia di vivere e anche di ridere è sempre presente. Il fatto di occuparsi del prossimo, del proprio popolo è vissuta quasi come una missione a cui sacrificare tutto il resto. Si legge su questi volti molta fierezza e determinazione insieme a gentilezza e capacità di sorridere.

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