Supporto all’Accademia medica e all’Università del Rojava

La collaborazione con le attività dell’Accademia medica non sono semplici. In Rojava anche il settore dell’alta istruzione-formazione ha le sue peculiarità perchè cerca di trovare nuove modalità che riguardano la didattica, intesa come discipline, durata, tipologia di esami ecc., la partecipazione di tutte le componenti e quindi un ruolo decisamente diverso per gli studenti e infine, un rapporto diverso con la società ed i suoi bisogni.

In buona sostanza, la focalizzazione è sull’aspetto “sociale” della malattia e quindi su un trattamento che non riguarda solo la sfera fisica e/o il singoli individuo.

Le nostre istituzioni non hanno dimenticato i vecchi vizi come le “baronie” e nuovi se ne sono aggiunti in funzione del processo di “aziendalizzazione” che ha investito anche questo settore.

C’era il pericolo di un approccio “colonialista”, nel senso dell’imposizione del modello europeo/italiano in funzione di una presunta superiorità tout-court delle nostre università. Questo approccio non è stato possibile, semplicemente perchè i referenti dell’Accademia sono del tutto consapevoli che sono su una nuova strada e devono valorizzare altri contributi solo nella misura in cui rafforzano il loro percorso.

Questo ha suggerito un approccio “soft” con la rinuncia alla proposta di un “modello” europeo e invece l’ascolto e la valorizzazione delle scelte locali con l’offerta di contributi parziali (come il corso a distanza di immunologia).

L’Attacco turco di ottobre 2019 ha reso assai più difficile portare avanti questa collaborazione e nel 2020 verrà strutturata diversamente attraverso micro-progetti condivisi localmente.

A poco più di un anno dalle righe scritte sopra, dobbiamo segnalare una importante evoluzione dell’Accademia medica e in generale dell’Alta formazione nel Rojava. In poche parole, l’Accademia medica è diventata Facoltà, aggregandosi all’Università del Rojava che conta ormai 1.500 allievi e numerose facoltà e istituti di formazione specializzati.

Inoltre, l’approccio suggerito dal compianto Prof Carbone (che per Staffetta guidava questa attività) che in sostanza chiedeva un approccio aperto alle istituzioni accademiche di altri paesi, scambi fra studenti e docenti e (anche) che ci fossero lezioni in lingua inglese che permettessero questo confronto/scambio, sembra ora prevalente. Tanto che è recentissima (luglio 2020) una call dell’Università del Rojava che si rivolge ad accademici, insegnanti, istituzioni universitarie e formative per fornire un supporto, che in molti casi non potrà che essere on line, alla sua attività.

Siamo lieti di questo nuovo orientamento e pensiamo che una “società aperta e multiculturale” come quella del Rojava debba specchiarsi in istituzioni formative altrettanto aperte ai più diversi contributi di conoscenza.

Evidentemente ci auguriamo che ci sia una risposta massiva.

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