La IV Conferenza di Bruxelles su “Sostenere il futuro della Siria e della regione”: a chi ed a cosa è funzionale?

Cominciamo con il fatto che annualmente, dal 2017 in poi, la UE ha organizzato una Conferenza con gli obiettivi di stabilizzare la situazione e sostenere le popolazioni coinvolte nel conflitto. Aggiungiamo pure che dal 2017 al 2019 la UE ha destinato 20 miliardi di Euro per questi obiettivi e che sul campo, a parte la parziale sconfitta dell’ISIS ed il cui ruolo in termini di governo islamico del territorio è stato sostituito da milizie pro-turche,  la guerra ad alta o bassa intensità non è mai cessata. Ricordiamo Afrin nel 2018, l’invasione turca del 2019 e i bombardamenti di aree siriane e irachene da parte dell’esercito turco, che avvenivano negli stessi giorni in cui si svolgeva la Conferenza.

Ma mentre la Turchia bombardava il campo profughi di Maqmura (in Iraq) e persino Suleymanie, in territorio curdo-iracheno, colpendo diverse città e villaggi in Siria, a Bruxelles venivano realizzate “giornate di dialogo” ed “eventi”, fra cui un concerto, a cui hanno partecipato delegazioni di 51 paesi e 1400 (millequattrocento) fra associazioni, ONG, rappresentanti della società civile dei paesi coinvolti e quindi siriane (legittimate dal governo in carica), turche, libanesi, giordane, ecc.

Eppure da una parte si è ribadito “l’impegno della comunità internazionale a preservare la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Siria” e dall’altra “ la Conferenza ha elogiato la Turchia per aver ospitato la più grande popolazione di rifugiati nel mondo”, un elogio ci è scappato anche per l’Egitto;  così si è raccomandato che i rimpatri “non dovrebbero contribuire all’ingegneria demografica” e dall’altra si è riconosciuto che “le conseguenze si fanno sentire fino in Libia, dove si dice che un numero significativo di combattenti siriani sia stato inviato a combattere da parti opposte”.

Incurante di quello che accade nella realtà la Conferenza ha invitato tutte le parti coinvolte a “rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e di mantenere i loro impegni per gli accordi di cessate il fuoco, ricordando il “Memorandum d’Intesa tra la Russia e la Turchia di settembre 2018 che mirava a stabilire una zona smilitarizzata (???) nel nord-ovest e il suo protocollo aggiuntivo datato 5 marzo 2020”, quello che, dopo l’ennesima invasione, ha stabilito zone di pattugliamento congiunte russo-turche.

D’altra parte, evidenziando un incredibile ed evidentemente voluto strabismo politico, la conferenza ha “espresso preoccupazione per l’impunità, per le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e le violazioni e abusi della legge sui diritti umani commessi durante il conflitto…” ed ha anche  “sottolineato l’urgente necessità di individuare la responsabilità per le violazioni sistematiche e i ripetuti abusi, compreso l’uso di armi chimiche e palesi violazioni della legge internazionale in materia di diritti umani e umanitari, come i crimini legati alla violenza sessuale e di genere (SGBV), sparizioni forzate, detenzione, tortura, attacchi indiscriminati contro civili e infrastrutture civili, alcuni dei quali costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità”, imputando l’uso di armi chimiche esclusivamente all’esercito siriano, dimenticando completamente le prove sull’uso del fosforo bianco, come le denunce di sparizioni, torture, stupri commessi nei territori della Siria del nord est occupati dalla Turchia.

Resta sempre la domanda: a cosa è servita una quarta conferenza se si riconosce che :“Un processo di ricostruzione di successo richiede anche condizioni minime per la stabilità e l’inclusione, un governo democratico e inclusivo che garantisca la sicurezza del territorio e la sicurezza delle persone, una strategia di sviluppo sensibile ai conflitti concordata, interlocutori affidabili e legittimi, nonché garanzie in termini di responsabilità finanziaria. Nessuna di queste condizioni è stata attualmente raggiunta in Siria”. Aggiungiamo pure a cosa è servita la prima, la seconda e la terza conferenza?

Intanto la IV Conferenza è servita a stanziare per la Siria e per la regione ulteriori 7 miliardi di euro per il 2020-2021 e 5,5 miliardi di prestiti che saranno erogati a condizioni ancora ignote

E ci domandiamo: se la guerra fosse terminata, se la Siria fosse stabilizzata ed i siriani e le siriane potessero rientrare nel proprio territorio liberamente e riprendere una vita degna di questo nome quante risorse in meno andrebbero alla Turchia, Libano, Giordania, Egitto e alla stessa Siria? E’ un caso che gli unici accessi per gli aiuti umanitari siano consentiti solo attraverso la Siria? Con notevole “lungimiranza”, la Conferenza ha chiesto che siano attivati ulteriori due valichi, ma guarda caso, sul confine turco-siriano…. Tutto tranne che farli entrare direttamente nella Siria del Nord-Est attraverso i valichi del Kurdistan Iracheno. E non è un caso che nonostante questo fiume di denaro, pagato dai contribuenti europei in primis, la situazione umanitaria sia ancora drammatica.

Insomma, la Conferenza ha completamente ignorato che c’è un vasto territorio in Siria abitato da quasi 4 milioni di persone in cui non ci sono violazioni dei diritti umani, torture, rapimenti, ma nessun rappresentante politico, di ONG o altra truttura è stato invitato a partecipare. L’unica parte della Siria in cui è praticata una democrazia avanzata e rispettosa di fatto delle politiche di genere, di un’economia solidale ed ecologica.  Così le vittime di questi crimini vengono ignorate e per questo colpite due volte, e a colpire è la “santa” comunità internazionale con tutto il corredo di Associazioni, ONG, ecc. che hanno partecipato e quindi legittimato, questo grande show di parole e di business, effetto collaterale di una guerra decennale.

Eppure, oltre alla solidarietà dimostrata tramite i social, oltre alle mobilitazioni dal basso, che spesso hanno una efficacia molto limitata, va riconosciuto che è necessaria una mobilitazione ben più ampia per ripristinare un diritto internazionale reale. Non ci possono essere veti, che siano degli USA o della Russia, contro le richieste di perseguire i crimini di guerra. Persino il nostro governo, che ha stanziato 90 mln di euro per il 2020-2021, potrebbe fare qualcosa. Invece, il nostro augusto e compassato responsabile degli esteri, si produce in imbarazzanti discorsi sulla “postura” da tenere nei conflitti, in breve: noi facciamo gli umanitari e a fare la guerra ci pensa la Turchia, anche grazie ai disperati siriani che vanno a combattere in Libia e dove serve.

Pensiamo che la strada migliore per una solidarietà svincolata da obiettivi geopolitici strategici UE a breve o lungo termine e libera da logiche umanitarie imprenditoriali e capitalistiche, sia l’aiuto diretto senza mezzi termini e senza intermediari a realtà concrete che sperimentano forme di auto-organizzazione democratica effettiva, percorsi di emancipazione e liberazione della donna reali e tecniche agricole ecologiche, come nella Siria del Nord-Est. Queste pratiche di solidarietà sono già messe in atto da organizzazioni e pezzi della società civile dal basso. Ma queste, da sole, non bastano. Per tanto sollecitiamo le forze politiche europee, le ONG, le associazioni, i singoli politici sensibili ad avviare un percorso, certamente complesso e lungo, che però porti ad una completa revisione del funzionamento degli organismi internazionali che teoricamente dovrebbero presiedere alle garanzie di civiltà e far rispettare realmente quei valori che sono descritti nelle numerose Convenzioni internazionali.

L’indignazione, anche se espressa in plurime forme, non basta.

IV Conferenza di Bruxelles su “Sostenere il futuro della Siria e della regione”: Dichiarazione dei co-presidenti

  1. La quarta conferenza sul “Sostegno al futuro della Siria e della regione” si è svolta il 30 giugno 2020 in un formato virtuale. È stato ospitato dall’Unione Europea (UE) e co-presieduto con le Nazioni Unite (ONU). La conferenza è stata preceduta da giorni di dialogo a distanza e da una settimana di eventi collegati.
  2. Basandosi sul lavoro delle conferenze tenute in Kuwait (2013-15), Londra (2016) e Bruxelles (2017-19), Bruxelles IV ha rinnovato e rafforzato l’impegno politico, umanitario e finanziario della comunità internazionale a sostegno del popolo siriano, dei paesi vicini e delle comunità più colpite dal conflitto. La conferenza ha riunito 84 delegazioni, tra cui 57 Stati, 10 organizzazioni regionali e istituzioni finanziarie internazionali, nonché 17 agenzie delle Nazioni Unite.
  3. La Conferenza ha riconosciuto la straordinaria solidarietà della Giordania, del Libano e della Turchia e gli enormi sforzi nei confronti dei rifugiati siriani, anche se alcuni dei paesi affrontano gravi sfide socioeconomiche. Anche gli sforzi dell’Iraq e dell’Egitto sono stati evidenziati e lodati. La Conferenza ha ribadito il sostegno incrollabile della comunità internazionale ai vicini della Siria nell’affrontare le sfide specifiche a breve, medio e lungo termine determinate dal conflitto in Siria e delle più vaste sfide di sviluppo.
  4. I partecipanti alla IV Conferenza di Bruxelles hanno annunciato i loro impegni sia per la Siria che per la regione: 5,5 miliardi di dollari (4,9 miliardi di Euro) per il 2020 e impegni pluriennali di quasi 2,2 miliardi di dollari (2 miliardi di Euro) per il 2021 e oltre . Inoltre, istituti finanziari e donatori internazionali hanno annunciato prestiti a condizioni agevolate per circa 6,7 miliardi di dollari (6 miliardi di euro). La Conferenza ha accolto calorosamente la raccolta da parte della comunità internazionale di fondi ben oltre gli impegni assunti a Bruxelles III per il 2019. I copresidenti e i principali donatori hanno concordato di ampliare la base di risorse e garantire maggiore tempestività, prevedibilità, coerenza ed efficacia dell’aiuto. Gli impegni assunti a Bruxelles IV sono riportati nell’allegato (allegato di raccolta fondi).
  5. I bisogni umanitari e di resilienza delle persone all’interno della Siria e nella regione rimangono enormi. Nel 2020, il piano di risposta umanitaria (HRP) per la Siria ammonta a 3,4 miliardi di dollari USA per fornire un supporto immediato salva.vite, umanitario, di protezione e resilienza a 9,8 milioni di persone all’interno del paese. Inoltre, per il Piano regionale per rifugiati e resilienza (3RP) sono necessari 5,2 miliardi di dollari per fornire assistenza umanitaria e di resilienza a oltre nove milioni di rifugiati e comunità ospitanti vulnerabili in Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto.
  6. Il peggioramento del contesto economico in Siria e nella regione e la natura prolungata della crisi meritano un ulteriore sostegno. 384 milioni di dollari sono necessari per far fronte alle conseguenze sanitarie e socio-economiche della crisi COVID-19 in Siria, con ulteriori 806 milioni di dollari necessari in tutta la regione, in particolare per fornire assistenza immediata così come per sostenere i sistemi nazionali di risanamento dei paesi ospitanti, le famiglie vulnerabili e le comunità ospitanti.
  7. Nonostante le sfide logistiche poste dalla pandemia di COVID-19, Bruxelles IV ha visto uno sforzo impressionante per raggiungere i rappresentanti della società civile in Siria e nella regione. Più di 1400 organizzazioni sono state consultate su tutti gli argomenti chiave relativi alla risposta internazionale al conflitto in Siria durante i preparativi per la Conferenza, anche attraverso ampie consultazioni online e numerosi eventi collaterali interattivi durante la settimana precedente l’incontro ministeriale. In linea con la prassi delle Conferenze di Bruxelles, due giorni di dialogo si sono svolti il 22 e 23 giugno in cui le organizzazioni non governative siriane, giordane, libanesi, turche e internazionali (ONG) e le organizzazioni della società civile (CSO) hanno interagito con ministri e alti funzionari dei paesi che ospitano rifugiati, le agenzie dell’UE e delle Nazioni Unite. L’UE ha inoltre lanciato uno spazio consultivo online per la società civile siriana per promuovere l’impegno oltre le Conferenze di Bruxelles.
  8. Un gruppo eterogeneo di organizzazioni della società civile siriana si è anche riunito in sessioni a porte chiuse della “Sala di sostegno della società civile” ( Civil SOciety Support Room – CSSR) ai margini della Conferenza per scambiare opinioni sul futuro della Siria, sul processo politico a Ginevra, sui bisogni e le sfide che la società civile siriana deve affrontare, i diritti umani e le questioni di protezione umanitaria e una serie di problemi di sostentamento riguardanti il popolo siriano. Hanno presentato le loro opinioni all’alto rappresentante / vicepresidente della Commissione europea (HR / VP) Josep Borrell e all’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria Geir O. Pedersen.
  9. Bruxelles IV pone particolare enfasi sulle donne siriane e sulle organizzazioni che rappresentano le loro opinioni, in particolare le organizzazioni guidate da donne, riconoscendo l’importanza vitale delle donne nel creare le basi per una pace sostenibile in Siria in linea con la risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il Comitato consultivo per le donne siriane ha tenuto una sessione a porte chiuse con l’AR / VP Borrell e l’inviato speciale delle Nazioni Unite Pedersen, dove ha fornito approfondimenti su come far progredire la partecipazione significativa delle donne e garantire che l’agenda sui diritti delle donne rimanga al centro del processo politico.

Situazione Politica

  1. I partecipanti alla conferenza hanno ricordato che dopo quasi un decennio di conflitti, continuano le violenze e le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani internazionali. Hanno espresso preoccupazione per il significativo peggioramento dell’economia siriana nell’ultimo anno, che contribuisce a una traiettoria di aumento del bisogno umanitario, povertà e insicurezza alimentare, nonché dell’instabilità prolungata. Mentre una calma inquieta e fragile ha prevalso più recentemente nella Siria nord-occidentale e nord-orientale, a seguito di importanti escalation militari e sfollamenti di massa nella regione di Idlib all’inizio di quest’anno, le condizioni di sicurezza nella Siria meridionale continuano a deteriorarsi e richiedono maggiore attenzione e concentrazione. Nel deserto centrale e orientale si è verificata una preoccupante rinascita dell’ISIL / Da’esh.
  2. I partecipanti hanno sottolineato che l’instabilità della Siria si riverbera ben oltre i confini del paese. I paesi confinanti con la Siria, già alle prese con complesse sfide interne, hanno accolto 5,5 milioni di rifugiati siriani. Un numero significativo di rifugiati siriani ha anche cercato rifugio in Europa. Le conseguenze si fanno sentire fino in Libia, dove si dice che un numero significativo di combattenti siriani sia stato inviato a combattere da parti opposte.
  3. La Conferenza ha ribadito che una soluzione sostenibile al conflitto siriano può basarsi solo sul comunicato di Ginevra (2012) e sulla piena attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU 2254 (2015) che chiede un processo politico guidato dalla Siria e da lei gestito, facilitato dalle Nazioni Unite finalizzato a raggiungere un accordo politico che soddisfi le legittime aspirazioni del popolo siriano. Il processo politico mira a porre fine al conflitto in Siria, a stabilire una governance credibile e inclusiva e non settaria e ad avviare un processo per la stesura di una nuova costituzione che spiani la strada a elezioni libere ed eque sotto il controllo delle Nazioni Unite e che includa la diaspora. La Conferenza ha sottolineato l’importanza della piena e significativa partecipazione delle donne in tutte le fasi del processo politico con una rappresentanza minima del 30% nelle strutture decisionali, con l’obiettivo della parità. I partecipanti hanno inoltre ricordato l’impegno della comunità internazionale a preservare la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Siria.
  4. La Conferenza ha espresso il suo forte sostegno agli sforzi instancabili dell’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria verso la piena attuazione della risoluzione 2254 (2015), tra cui il suo lavoro di riconvocazione del Comitato Costituzionale siriano guidato dalla Siria e facilitato dalle NU, la discussione di misure di rafforzamento della fiducia (confidence-building measures) fra le parti e la costituzione di un’ambiente sicuro, calmo e neutrale. Bruxelles IV ha ribadito il bisogno per le parti in conflitto di impegnarsi significativamente nel processo politico. Mentre il Comitato Costituzionale è solo una parte del processo politico come affidato dalla risoluzione 2254 (2015), i progressi nel suo lavoro possono aiutare ad aprire le porte ad un ampio processo politico e contribuire ad una soluzione politica. 
  5. La Conferenza ha condiviso le priorità dell’Inviato Speciale relative al bisogno di rilasciare persone detenute e/o rapite e di chiarire il destino delle persone scomparse, così come le sue intenzioni di perseguire attivamente negli sforzi per la risoluzione di queste problematiche e nel suo impegno con tutti gli interessati. La Conferenza richiama come l’arbitrarietà della detenzione e le sparizioni forzate sono violazioni dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale e chiama tutte le parti, in particolare le strutture della società civile, militari e della sicurezza siriani, al rilascio di tutte le persone detenute in maniera arbitraria e ad affrontare la problematica delle persone scomparse in linea con la risoluzione 2254 (2015), 2268 (2016), 2474 (2019), del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’accesso senza impedimenti a tutte le strutture di detenzione per i monitoraggi indipendenti e per le organizzazioni umanitarie internazionali è una necessità così come lavorare per un continuo monitoraggio e fornire informazioni sulle sparizioni forzate e le persone scomparse. Molestare le famiglie dei rappresentanti della società civile e gli attivisti politici è altrettanto riprovevole.
  6.  
  7. Bruxelles IV ha espresso il suo pieno sostegno per la chiamata effettuata dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco a livello nazionale in Siria, sulla base della richiesta da parte del Segretario generale dell’ONU per un cessate il fuoco globale. I partecipanti hanno ribadito le forti preoccupazioni della comunità internazionale circa i rischi di un ulteriore escalation di violenza in Siria. Hanno invitato tutte le parti coinvolte a rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e di mantenere i loro impegni per gli accordi di cessate il fuoco, in particolare, il Memorandum d’Intesa tra la Russia e la Turchia di settembre 2018 (che) mirava a stabilire una zona smilitarizzata nel nord-ovest e il suo protocollo aggiuntivo datato 5 marzo 2020. Mentre la sfida posta dai gruppi terroristici inseriti nella lista del Consiglio di sicurezza dell’ONU deve essere affrontata, questo deve essere fatto attraverso un approccio cooperativo, mirato ed efficace che salvaguardi la stabilità e nel pieno rispetto della tutela dei circa quattro milioni di civili che risiedono nel nord-ovest della Siria, nel tentativo di evitare un’altra catastrofe umanitaria tra cui alti livelli di spostamenti di massa, come visto all’inizio di quest’anno durante l’offensiva militare in tutta la regione. Gli sforzi per combattere il terrorismo devono rispettare gli obblighi di tutte le parti secondo il diritto internazionale umanitario e la legge dei diritti umani.
  8. La Conferenza ha sottolineato che una sconfitta duratura di ISIL / Da’esh e altri gruppi terroristici deve rimanere una priorità internazionale chiave, compresi gli sforzi per evitare qualsiasi prospettiva di una recrudescenza del terrorismo. I partecipanti hanno inoltre ribadito che un’eliminazione duratura del terrorismo in Siria richiede una soluzione politica genuina che affronti le radici delle cause del conflitto.

Tema Umanitario

  1. sulle donne, e sulle donne capofamiglia in particolare.
  2. La Conferenza ha riconfermato l’importanza di fornire assistenza umanitaria a tutti i civili in difficoltà in linea con i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza. I partecipanti hanno riconosciuto che, in media, 6,2 milioni di persone in Siria hanno ricevuto una qualche forma di assistenza e protezione ogni mese durante i primi mesi del 2020. I partecipanti ha osservato che è necessario uno sforzo urgente e concertato per migliorare l’accesso umanitario e per permettere la priorità per le persone più bisognose.
  3. I partecipanti hanno ribadito l’urgenza di continuare a fare uso di tutte le modalità di risposta umanitarie in modo complementare per raggiungere quelle maggiormente colpite. In particolare, i partecipanti alla conferenza hanno esortato i membri del Consiglio di Sicurezza a rinnovare le autorizzazioni transfrontalieri per l’utilizzo dei valichi di frontiera di Bab al-Salaam e Bab al-Hawa (entrambi confine turco-siriano n.d.t.)  per ulteriori 12 mesi, e autorizzare le Nazioni Unite a effettuare spedizioni transfrontaliere nel nord-est. Una combinazione di più accessi trasversali e transfrontalieri deve assicurare la consegna di aiuti a tutti i siriani in stato di bisogno ovunque si trovino e per tutto il tempo necessario.
  4. I copresidenti hanno invitato tutte le parti in conflitto a rispettare i loro obblighi legali ai sensi del diritto internazionale umanitario, esercitando le loro responsabilità a pieno per facilitare un accesso umanitario incondizionato, sicuro, puntuale, senza ostacoli e sostenendo l’accesso umanitario a tutte le persone bisognose in tutta la Siria. Gli attori umanitari devono poter svolgere valutazioni dei bisogni imparziali e indipendenti, selezionare i beneficiari, i partner e i programmi di monitoraggio, tra cui il monitoraggio sulla protezione, senza alcuna restrizione e indipendentemente da considerazioni diverse da quelle di vulnerabilità e bisogno.
  5. La Conferenza ha sottolineato che la Siria permane in una crisi di protection con molteplici sfide di protezione che interessano la vita di milioni di siriani su una base quotidiana, compresi i loro bisogni di salute psico-sociale e mentale. Ha ricordato che la protezione dei civili, tra cui tutti gli operatori umanitari, e di infrastrutture civili è un obbligo di diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani.
  6. La Conferenza ha ricordato che garantire l’accesso alla documentazione civile, quali certificati di nascita, di matrimonio e di morte o carte d’identità è una misura di protezione fondamentale, sia per i siriani che vivono all’interno della Siria e dei rifugiati e di altri cittadini siriani che vivono all’estero. I partecipanti hanno chiesto rispetto per abitazioni, terreni e diritti di proprietà, tra cui in particolare per le donne, e la disponibilità e l’accesso per tutti i siriani alla giustizia e ai servizi di base, senza restrizioni o limitazioni. Essi hanno inoltre sottolineato che gli alloggi, terreni e diritti di proprietà e la loro restituzione sono un fattore fondamentale per la ricostruzione della società siriana. Si tratta di una pietra miliare per garantire la stabilità della società e consentendo ai siriani di pianificare per un futuro di vita insieme in pace e dignità.
  7. La Conferenza ha osservato che il conflitto ha continuato a generare un dislocamento su larga scala di persone, rilevando che circa un milione di persone sono state sfollate nella Siria del Nord-Est tra dicembre 2019 e marzo 2020. Ha rilevato inoltre che un numero stimato di 15.000 rifugiati e di 223.000 sfollati interni sono tornati in alcune zone della Siria nel 2020. Viene rilevata l’importanza dell’assistenza umanitaria e non-umanitaria per lavorare verso la rimozione degli ostacoli per il ritorno e verso il supporto dei rifugiati e degli sfollati interni, come pure verso le comunità che hanno fatto ritorno spontaneamente, anche attraverso una strategia di ripresa più forte e integrata.
  8. I copresidenti e la comunità dei donatori hanno sottolineato il bisogno di mantenere una strategia globale di protezione e soluzioni durature. Mentre le condizioni all’interno della Siria non si prestano alla promozione o all’organizzazione di un rimpatrio volontario su larga scala, in condizioni di sicurezza e dignità in linea con il diritto internazionale, i partecipanti hanno sottolineato che il rimpatrio è un diritto da esercitare sulla base della decisione libera e informata di un individuo. Il supporto dovrebbe essere guidato dai bisogni, dalle opinioni, dalle preoccupazioni e dalle decisioni dei rifugiati, sulla base di informazioni accurate e concrete, sull’opportunità o meno di tornare al momento attuale e non dovrebbe contribuire all’ingegneria demografica. I rimpatriati hanno anche bisogno di sicurezza da conflitti armati, persecuzioni politiche e arresti arbitrari, accesso a servizi funzionanti, opportunità di sostentamento e altre considerazioni che consentirebbero un ritorno volontario, sicuro e dignitoso. Il mantenimento dei livelli di assistenza e l’accesso alla protezione, ai mezzi di sussistenza e ai servizi nei paesi ospitanti è una componente chiave che consente ai rifugiati di tornare sulla base di una decisione volontaria, libera da fattori di pressione. I partecipanti hanno inoltre ribadito l’importanza del Protection Thresholds and Parameters for Refugee Return to Syria emesso dalle Nazioni Unite nel febbraio 2018.
  9. La Conferenza ha anche riconosciuto il reinsediamento nei paesi terzi come uno strumento di protezione essenziale per i rifugiati con maggiori rischi di protezione. La sua importanza è stata evidenziata, insieme ad altri percorsi legali, nell’offrire un accesso sicuro e dignitoso a una soluzione a più lungo termine oltre la regione immediata di insediamento.
  10. I partecipanti hanno ricordato che tutti i bambini presumibilmente associati a gruppi armati e catturati nel corso di operazioni militari dovrebbero essere trattati principalmente come vittime di reclutamento, in conformità con il diritto internazionale umanitario e con le norme e gli standard internazionali relativi ai diritti del bambino.
  11. L’ Humanitarian Response Plan ha tre obiettivi strategici: salvare vite umane e alleviare la sofferenza, rafforzare la protezione e aumentare la capacità di ripresa. Si stima che circa il 90% della popolazione viva in povertà e questo probabilmente peggiorerà a causa delle dinamiche regionali. Verrà data priorità all’assistenza umanitaria per salvare di vite umane, nel frattempo si devono intensificare gli sforzi per sostenere una rapida ripresa, la capacità di recupero, il rafforzamento delle capacità della comunità e l’autosufficienza, attraverso la fornitura di servizi di base, mezzi di sussistenza e sviluppo economico locale tenendo conto delle persone più colpite dalla pandemia COVID-19, tra cui donne e giovani. In un contesto in cui lo spazio per la società civile è limitato e rischia di volgere al termine, tale sostegno può aiutare a rafforzare la coesione sociale, consentire alle comunità locali di identificare i loro bisogni e difendere i loro diritti e garantire un ambiente più protetto, limitando il ricorso a strategie di adattamento dannose come il lavoro minorile o il matrimonio precoce. La sensibilità al conflitto è la chiave per il successo di questo approccio. In particolare, le Nazioni Unite hanno ribadito che saranno i loro Parameters and Principles for UN assistance in Syria a guidare l’assistenza delle Nazioni Unite oltre agli aiuti d’emergenza per salvare vite umane.
  12. Il sostegno continuerà a privilegiare le esigenze umanitarie di primo soccorso con una maggiore attenzione a sostenere opportunità di sussistenza dignitose, sviluppo delle competenze e responsabilizzazione economica, in particolare per i giovani e le donne che affrontano vulnerabilità multidimensionali e sono influenzate in modo sproporzionato sia dal conflitto che dalla pandemia COVID -19. La partecipazione e il rafforzamento della comunità nell’articolazione e nella definizione delle priorità dei bisogni rimangono fondamentali. È stato sottolineato che le decisioni di finanziamento devono essere reattive rispetto al genere e sensibili ai conflitti, basate su valutazioni dei bisogni indipendenti, non dovrebbero in nessun modo beneficiare o assistere le parti che hanno probabilmente commesso dei crimini di guerra o dei crimini contro l’umanità e non dovrebbero tollerare o indirettamente rafforzare ingegneria sociale e demografica.

31. La conferenza ha convenuto che l’istruzione e la protezione dei minori rimangono aree chiave per gli investimenti. Ogni anno, oltre un terzo o quasi 3 milioni di bambini siriani in età  scolare non  accedono ad alcuna forma di istruzione. L’istruzione pubblica è sotto pressione in tutta la regione. I progressi nel fornire l’accesso a un’istruzione di qualità, un’istruzione non formale e programmi di recupero dovrebbero essere accelerati – compreso l’insegnamento da remoto a distanza e a causa del rischio COVID-19 – poiché svolgono un ruolo vitale nella protezione dei bambini, molti dei quali soffrono di ripercussioni psicosociali per i conflitti e gli sfollamenti prolungati e favoriscono la possibilità di partecipare in modo costruttivo alle loro comunità e società.

32. I copresidenti hanno sottolineato che i notevoli contributi dei paesi ospitanti e delle comunità ospitanti locali nel ricevere grandi popolazioni di rifugiati siriani e nel fornire loro l’accesso ai servizi nazionali sono pienamente in linea con lo spirito del Global Compact on Refugees, come riconosciuto in particolare al primo Forum globale dei rifugiati nel 2019. I partecipanti hanno riconosciuto la crescente vulnerabilità dei rifugiati siriani, dei rifugiati palestinesi siriani e delle comunità ospitanti, che dovrebbe essere affrontata attraverso un sostegno a lungo termine. 

33. La Conferenza ha riconosciuto che le sfide socioe-conomiche hanno portato ad un aumento delle vulnerabilità in alcuni di questi paesi per le popolazioni in generale e, in particolare, per i gruppi vulnerabili. Ha osservato che la residenza legale temporanea è fondamentale per la capacità dei rifugiati di accedere alla protezione e ai servizi.

34. La comunità internazionale ha riconfermato il suo costante impegno a sostenere i vicini della Siria nel continuare ad affrontare le molteplici sfide che devono affrontare, sostenendo gli aiuti umanitari e il sostegno alla capacità di ripresa, anche attraverso il 3RP, e rafforzando i sistemi nazionali e le capacità di risposta al servizio di tutti. I donatori continueranno a rafforzare le capacità nazionali dei vicini della Siria nonché la loro proprietà e leadership nella risposta.

35. La Conferenza ha riconosciuto i progressi compiuti da governi, donatori e Nazioni Unite nel rispettare gli impegni assunti in precedenti conferenze, anche attraverso l’EU-Jordan e EULebanon Partnership Priorities, l’EU’s Facility for Refugees in Turkey, l’EU Regional Trust Fund in Response to the Syrian Crisis and the Jordan, Lebanon and Turkey preparati per la Conferenza di Bruxelles II. In un contesto di continua ed estrema vulnerabilità, esacerbato dalla pandemia COVID-19, si dovrebbe tuttavia fare di più per mantenere un’efficace protezione dei rifugiati, migliorare ulteriormente il loro accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza, garantire il rispetto dei loro diritti umani e legali fondamentali, e aumentare il loro potenziale di autosufficienza e creare opportunità per contribuire allo sviluppo economico dei paesi ospitanti. L’EU Regional Trust Fund in response to the Syrian Crisis ha stanziato 2,2 miliardi di euro per azioni a sostegno dei rifugiati nei paesi vicini e nelle comunità ospitanti principalmente in Giordania, Libano, Iraq e Turchia. Lo strumento EU Facility for Refugees in Turkey (Frit) ha mobilitato 6 miliardi di euro per il periodo 2016-2019: entro la fine di quel periodo, l’impegno dell’intero bilancio operativo è stato rispettato, 4,7 miliardi di euro già concordati e 3,4 miliardi di euro erogati. Questo sostegno è basato su progetti, con attività che proseguiranno fino al 2025. La Conferenza ha accolto con favore il lavoro già svolto e il proseguimento di un’efficace fornitura di assistenza nell’ambito dello strumento Facility for Refugees in Turkey.

35. La Conferenza ha riconosciuto che, in Siria e nella regione, la pandemia di COVID-19 ha esacerbato la salute pubblica e le sfide socio-economiche. I rifugiati dalla Siria e gli sfollati interni alla Siria sono particolarmente vulnerabili, insieme alle comunità che li ospitano, e in particolare donne e bambini all’interno di tali gruppi.

36. La Conferenza ha elogiato la Turchia per aver ospitato la più grande popolazione di rifugiati nel mondo e aver fornito loro l’accesso a servizi nazionali come sanità e istruzione, servizi sociali e municipali e opportunità di integrazione nel mercato del lavoro. La risposta globale dei rifugiati della Turchia continua a riflettere le buone pratiche, gli insegnamenti tratti e la preziosa esperienza acquisita nello sviluppo del Global Compact on Refugees, nonché nel quadro del 3RP e della proficua cooperazione UE-Turchia attraverso lo strumento Facility for Refugees in Turkey. La conferenza ha ribadito la costante solidarietà con la Turchia

37. La Conferenza ha elogiato gli sforzi significativi e continui compiuti dal Libano per ospitare il più alto numero di rifugiati pro capite al mondo. I partecipanti alla conferenza hanno riconosciuto che il Libano e la sua popolazione si trovano ad affrontare grandi sfide derivanti dalla grave crisi economica e finanziaria, aggravata dalla diffusione della pandemia di COVID-19 e dalle conseguenze di dieci anni di conflitto in Siria. Hanno sottolineato la loro disponibilità a impegnarsi in modo costruttivo con il nuovo governo del Libano, in linea con la dichiarazione dell’International Support Group dell’11 dicembre 2019. Hanno riconosciuto l’adozione da parte del governo del Libano di un piano finanziario e di risanamento e hanno incoraggiato il governo a mettere in atto rapidamente riforme strutturali, compresi gli impegni politici assunti durante la conferenza CEDRE, al fine di affrontare le gravi sfide economiche e rispondere ai bisogni e alle aspettative del popolo libanese. La Conferenza ha accolto con favore la decisione di avviare discussioni con il Fondo monetario internazionale. Ha sottolineato che le reti di protezione e sicurezza sociale appropriate devono essere rafforzate e garantite per tutti i gruppi vulnerabili della società.

38. La Conferenza ha elogiato i grandi sforzi compiuti dalla Giordania, in particolare in termini di iscrizione dei rifugiati siriani all’istruzione e riduzione degli ostacoli all’accesso all’assistenza sanitaria. La Conferenza ha accolto con favore la visione di trasformazione economica, di crescita e di riforme della Giordania e ha ribadito la prontezza della comunità internazionale a sostenere gli sforzi per fornire crescita, posti di lavoro e servizi ai rifugiati siriani e alla popolazione giordana vulnerabile. Considerato l’impatto più ampio della crisi siriana e le difficili circostanze economiche che la Giordania deve affrontare, la Conferenza ha raccomandato di approfondire l’approccio verso le parti vulnerabili proposto dal governo al fine di rispondere nel modo più efficace ai bisogni essenziali delle persone.

39. La Conferenza ha riconosciuto e apprezzato gli sforzi dell’Iraq nell’ospitare e sostenere i rifugiati siriani, principalmente nella sua regione del Kurdistan. I partecipanti hanno espresso il loro impegno a mantenere un alto livello di sostegno all’Iraq nel rispondere ai bisogni umanitari derivanti da anni di conflitto, dal diffuso numero di sfollati interni e dall’accesso ai servizi sociali, nonché in particolare dal conflitto siriano.

40. La Conferenza ha riconosciuto e accolto con favore l’importante contributo dell’Egitto nell’ospitare i rifugiati siriani e le politiche inclusive adottate dal governo egiziano in termini di servizi sanitari, istruzione e servizi pubblici. La Conferenza ha inoltre preso atto degli sforzi in corso dell’Egitto per rafforzare il proprio sistema di asilo e proteggere i diritti dei rifugiati siriani.

Responsabilità e Giustizia

41. I partecipanti alla conferenza hanno espresso preoccupazione per l’impunità per le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e le violazioni e abusi della legge sui diritti umani commessi durante il conflitto in Siria e li hanno condannati il più forte possibile. Hanno sottolineato l’urgente necessità di individuare la responsabilità per le violazioni sistematiche e i ripetuti abusi, compreso l’uso di armi chimiche e palesi violazioni della legge internazionale in materia di diritti umani e umanitari, come i crimini legati alla violenza sessuale e di genere (SGBV), sparizioni forzate, detenzione, tortura, attacchi indiscriminati contro civili e infrastrutture civili, alcuni dei quali costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La lotta contro l’impunità è sia un requisito legale, sia fondamentale per raggiungere una pace sostenibile e un’autentica riconciliazione in Siria.

42. I copresidenti hanno elogiato l’importante lavoro svolto dalla commissione d’inchiesta indipendente (CoI) e dal meccanismo internazionale indipendente e imparziale (IIIM). Hanno ribadito il loro appello affinché la situazione in Siria sia deferita al Tribunale penale internazionale.

43. I copresidenti hanno accolto con favore i risultati della commissione d’inchiesta sugli scontri nella Siria nordoccidentale comunicati dal segretario generale e i partecipanti hanno espresso speranza per la rapida attuazione delle sue raccomandazioni. Hanno inoltre accolto con favore il rilascio del primo rapporto del team di indagine e identificazione dell’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche (OPCW) per l’esame del Consiglio esecutivo dell’OPCW e del Segretario generale delle Nazioni Unite e prendono atto delle conclusioni esprimendo grande preoccupazione. I copresidenti hanno condannato fermamente l’uso di armi chimiche da parte dell’aeronautica militare araba siriana e hanno ribadito che coloro che sono stati identificati come responsabili dell’uso di armi chimiche devono essere ritenuti responsabili per i loro atti riprovevoli in violazione della Convenzione sulle armi chimiche.

Passi futuri e osservazioni conclusive

44. La Conferenza ha sottolineato l’importanza di continuare a lavorare con la società civile siriana e di sostenerla, accogliendo con favore gli sforzi per andare oltre le risposte di emergenza e di salvataggio e per concentrarsi anche sulle esigenze di recupero precoce, sulla resilienza e autosufficienza delle comunità siriane al fine di preservare il tessuto sociale del Paese.

45. La Conferenza ha ribadito l’impegno dei donatori internazionali a continuare a fornire sostegno finanziario alle comunità vulnerabili colpite dal conflitto siriano e ad aiutarne la resistenza e la capacità di ripresa in futuro, sia all’interno della Siria che nella regione.

46. ​​L’UE continuerà a seguire gli impegni finanziari assunti durante la conferenza, collaborando con le Nazioni Unite come nel caso delle precedenti conferenze di Bruxelles e riferendo sui progressi compiuti in Giordania e in Libano in merito agli impegni chiave di politica reciproca delle precedenti conferenze.

47. Le Nazioni Unite, ricordando l’appello globale del Segretario Generale per la rinuncia a sanzioni che possono minare la capacità dei paesi di garantire l’accesso al cibo, alle forniture sanitarie essenziali e al supporto sanitario medico per rispondere alla pandemia di COVID-19, hanno preso atto di garanzie degli Stati e delle entità pertinenti che i loro programmi di sanzioni in materia di Siria non hanno vietato il flusso di forniture umanitarie né mirato a medicinali e forniture mediche. A tale proposito, l’UE ha ricordato che le sue sanzioni applicabili alla Siria sono progettate in conformità al diritto internazionale e attuate al fine di evitare qualsiasi impatto negativo sulla consegna di aiuti umanitari, comprese le attrezzature mediche essenziali e le forniture necessarie per combattere il COVID- 19 pandemia e limitarne la diffusione in tutto il mondo.

48. I paesi donatori e l’UE hanno ribadito che la ricostruzione e il sostegno internazionale volti alla sua attuazione saranno possibili solo una volta che una soluzione politica e credibile, in linea con la risoluzione 2254 (2015) e il comunicato di Ginevra, verrà praticata. Un processo di ricostruzione di successo richiede anche condizioni minime per la stabilità e l’inclusione, un governo democratico e inclusivo che garantisca la sicurezza del territorio e la sicurezza delle persone, una strategia di sviluppo sensibile ai conflitti concordata, interlocutori affidabili e legittimi, nonché garanzie in termini di responsabilità finanziaria. Nessuna di queste condizioni è stata attualmente raggiunta in Siria.

Fonte: https://www.consilium.europa.eu/nl/press/press-releases/2020/06/30/brussels-iv-conference-on-supporting-the-future-of-syria-and-the-region-co-chairs-declaration/  (traduzione di Staffetta sanitaria)

Le due foto sono riprese dalla mostra organizzata durante la stessa Conferenza.

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