Avanti con il progetto Azadì’ – Una birra chiamata Libertà

E’ passato qualche anno da quando abbiamo iniziato questo percorso di autofinanziamento attraverso la distribuzione della Birra Azadì: come Staffetta Sanitaria ci siamo ritrovati spesso in situazioni in cui era necessario trovare fondi in tempi molto brevi visto che a causa dei mutamenti geopolitici estremamente repentini che coinvolgono il Rojava è stato necessario inviare aiuti con le nostre spedizioni da un giorno all’altro.

La nostra solidarietà al progetto politico del confederalismo democratico del Rojava e il nostro impegno nel cercare di dare continuità a progetti in loco importanti, come quello della ricostruzione dell’ospedale di Tell Temr ora dedicato alla Dott.ssa Legerin Ciya Alina Sanchez, caduta delle YPJ ad Afrin, ci ha condotto spesso alla ricerca di idee per iniziative che potessero al tempo stesso diffondere il più possibile la rivoluzione e il suo messaggio e consentirci di finanziare le iniziative di sostegno.

Quando assieme a molte persone solidali che ci hanno avviato e sostenuto in questo progetto abbiamo cominciato a proporre questa birra, non immaginavamo di poter riscuotere così tanto “successo”, tanto che ora alcune persone vicine a Staffetta si occupano solo di questo. Grazie, quindi,  ai mastri birrai, a chi distribuisce ginnicamente le casse, a tutte le realtà romane e non che fino ad oggi ci hanno sostenuto. 

Distribuendo la birra Azadì abbiamo avuto la possibilità di contribuire alla ricostruzione dell’ospedale di Tell Temr, di inviare risorse per l’emergenza Afrin e di  effettuare anche tre spedizioni molto consistenti per un totale di 780 chili di medicinali e piccole attrezzature le quali sono state spedite via aerea in Rojava alla Mezzaluna Rossa Curda, con costi molto elevati.

Dopo Afrin, la recente invasione turca della Siria, la guerra russo-siriana ad IdliSb ha creato una nuove emergenza che conta un milione di profughi in fuva verso i confini della Turchia e verso le zone siriane non controllare dal governo. Questo anche a causa delle liste di proscrizione per i ribelli”democratici” della rivoluzione del 2011 ma anche contro i renitenti alla leva che dura 18 mesi per poi essere inseriti nella riserva attiva (fino a 45 anni) e ancora nella riserva (fino a 60 anni). Come sempre la maggior parte delle vittime di questa guerra sono le persone più indifese, come donne e bambini. Per questo l’Amministrazione del Rojava ha predisposto ulteriori campi profughi e necessita di risorse per gestirli, garantendo un minimo di dignità alle persone.

Azadì rappresenta l’unica fonte di risorse in qualche modo continuativa e dà il suo contributo per la riuscita di un obiettivo comune che ha contribuito a tutt’ora continua a contribuire nel sostenere le popolazioni in lotta ed il progetto politico del Rojava.

Con questo comunicato ci teniamo quindi a ringraziare tutte le strutture, le realtà territoriali ed i singoli che ci hanno dimostrato supporto e vicinanza permettendoci di andare avanti con i nostri progetti, aiutandoci a diffondere un messaggio politico di confederalismo, democrazia dal basso, ecologismo, liberazione della donna, antirazzismo e antifascismo.

Dove trovare Azadì

Biji Berxwedana Biji Rojava!!

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