La “security zone” di Erdogan

“Il 9 ottobre 2019, a seguito della criticata decisione di Trump di ritirare le truppe USA in supporto alle Forze Siriane Democratiche, la Turchia ha dato il via all’invasione -a lungo minacciata- della Siria del Nord. I bombardamenti diffusi e indiscriminati e gli attacchi aerei che hanno colpito la maggior parte delle città e dei villaggi lungo il confine, hanno causato morti e feriti tra le/i civili, danni alle infrastrutture e sfollamenti di massa della popolazione residente nelle zone di conflitto. L’evacuazione di tutto lo staff appartenente a ONG internazionali ha ulteriormente intensificato la crisi. Col nascere di una nuova fase del conflitto, e in seguito all’accordo stretto il 13 ottobre tra il governo siriano e l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord che vede le truppe governative siriane sostenute dalla Russia difendere il confine dagli attacchi turchi, la minaccia mossa contro la vita umana e la futura sicurezza della regione rimangono instabili e imprevedibili….”

Sopra il primo paragrafo di questo documento del Centro di Informazione del Rojava che, appena questa “brillante” idea è stata proposta da Mr Erdogan, ne ha subito messo in luce i reali obiettivi, che solo grazie ad una grande resistenza popolare e in qualche modo alla solidarietà non si sono ancora del tutto realizzati.

Scarica l’intero documento (traduzione italiana di Staffetta sanitaria e MezzaLuna Rossa Kurdistan Italia)

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